I nuovi droni, leggeri, poco costosi e forniti di Gps ad altissima risoluzione, sono in grado di mappare in 3D il terreno mettendo in evidenza i cambiamenti e la creazione di eventuali fratture e faglie dovuti ai sismi più recenti.
Sarà così possibile individuare le strutture più a rischio, quelle dove potrebbero facilmente verificarsi nuove scosse.
Il nuovo metodo di studio sismico è condotto da un’equipe italiana ed inglese, coordinata da Alessandro Tibaldi, professore associato di geologia strutturale nel Dipartimento di Scienze dell’Ambiente e del Territorio e di Scienze della Terra dell’Università di Milano-Bicocca.
Naturalmente è possibile attuare una mappatura di questo genere soltanto in zone limitate. Per il momento è stata testata all’interno di un’area di studio totale di circa 30 km² in Islanda, una terra a elevato rischio sismico e vulcanico (ANSA).
Il salto di qualità, rispetto alla mappatura eseguita dai satelliti, è notevole perché i droni sorvolano il suolo con riprese aeree da bassa quota: possono individuare dettagli dell’ordine del centimetro e sono in grado di analizzare anche pareti verticali, cosa impossibile da satellite. Mentre, rispetto all’utilizzo di aerei ed elicotteri, con i droni è il costo a ridursi del 90%-98%.
Dopo l’Islanda, l’anno prossimo l’equipe lavorerà in Grecia, nell’isola di Santorini, dove sarà possibile eseguire i test relativi anche al rischio di frane ed eruzione vulcaniche e su pareti verticali.
Per saperne di più: Università Milano-Bicocca.
Fare Geo
• Osserva per una settimana il sito del Centro sismologico europeo-mediterraneo (EMSC) e annota in una tabella gli eventuali sismi di magnitudine 3 o superiore verificatisi in Islanda e nelle isole della Grecia.
• Ritieni valida la scelta di queste due zone per il test dei droni? Perché?