
Proseguiamo la serie di contributi dedicata al commento e alla lettura di dati geografici, pensati per accompagnare gli studenti e le studentesse alla scoperta di temi importanti per lo studio della Geografia. Nei numeri e nei dati più recenti cerchiamo risposte per esplorare i rapporti tra umanità e ambiente, cultura, economia e sostenibilità, pronti a trovare delle sorprese piccole e grandi.
Quando si pensa al patrimonio culturale italiano, la mente corre subito a maestosi monumenti, a inestimabili opere d’arte e a importanti siti archeologici. Eppure l’Italia possiede un tesoro altrettanto prezioso, sebbene invisibile: il patrimonio culturale immateriale, una ricchezza fatta di saperi e tradizioni, riti, feste, musica e pratiche artigianali che definiscono l’identità profonda delle comunità.
IL DATO
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L’Italia ha 19 patrimoni immateriali riconosciuti dall’UNESCO, che comprendono le espressioni orali (dialetti, canti popolari), le arti performative (danze, teatro), le pratiche sociali (feste, riti), le conoscenze legate alla natura e all’universo (agricoltura, medicina popolare) e l’artigianato tradizionale.
La Lista ufficiale
L’importanza di tradizioni come queste ha portato l’UNESCO ad adottare nel 2003 la Convenzione per la Salvaguardia del Patrimonio Culturale Immateriale, ratificata dall’Italia nel 2007.
La Convenzione stabilisce le procedure per identificare, documentare e promuovere questi beni. A differenza dei siti e dei monumenti storico-artistici, un elemento culturale può essere candidato a entrare nel novero del patrimonio culturale immateriale non per un “valore universale”, ma in quanto capace di rappresentare la diversità e la creatività umana.
Deve possedere queste caratteristiche:
- essere trasmesso tra generazioni;
- essere costantemente ricreato dalle comunità in relazione all’ambiente e alla storia del luogo;
- esprimere un senso di appartenenza sociale e culturale;
- promuovere il rispetto della diversità e dei diritti umani.
All’interno di questa cornice, l’UNESCO ha istituito la Lista Rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale (che ne aumenta la visibilità e la tutela) e la Lista del Patrimonio Culturale Immateriale che Necessita di Urgente Tutela (per sensibilizzare la comunità internazionale su aspetti che richiedono interventi immediati).
Il paesaggio culturale
Il valore di questo patrimonio sta nella ricchezza di competenze e conoscenze che vivono di un ricco passato e vengono trasmesse di generazione in generazione. Sono un esempio concreto di come le espressioni culturali di una comunità si connettano con l’ambiente e la storia di un luogo. In un’epoca di globalizzazione e spersonalizzazione, tutelare il patrimonio culturale immateriale è un gesto pieno di significato per preservare la varietà e la diversità culturale.
Si genera così quello che i geografi chiamano paesaggio culturale, un luogo che da mero spazio geografico si trasforma in un territorio carico di storia e identità. Le pratiche secolari non solo si adattano al territorio, ma lo trasformano attivamente, lasciando segni fisici che narrano la storia delle comunità. Esempi lampanti sono i muretti a secco, che terrazzano i terreni scoscesi, o la transumanza, che ha disegnato la rete storica dei tratturi, veri e propri “fiumi d’erba” che attraversano intere regioni. Perfino l’arte del pizzaiuolo si lega allo spazio: le strette pizzerie napoletane costringono l’artigiano a lavorare a vista, rendendo la sua preparazione una attività sociale che anima lo spazio urbano.

L’Italia e i suoi tesori immateriali
L’Italia è uno degli Stati con la maggiore varietà di elementi iscritti nella Lista Rappresentativa. Al momento, sono 19 gli elementi italiani riconosciuti, alcuni dei quali condivisi con altri Paesi, a testimonianza del fatto che i processi culturali non conoscono confini.
I riconoscimenti sottolineano come questo patrimonio sia parte viva e pulsante della geografia italiana. Per esempio, il Saper fare liutario della tradizione cremonese è un mestiere che collega ancora oggi la città all’arte secolare di costruire strumenti musciali. Allo stesso modo, la Transumanza parla di un legame profondo e storico tra le comunità e il paesaggio montano e pastorale.
Tra i beni più noti troviamo l’Opera dei Pupi siciliani, l’Arte del “pizzaiuolo” napoletano e la Dieta mediterranea (elemento transnazionale chiave per la salute e la convivialità).

Qualche esempio
Tra il ricco patrimonio immateriale italiano, descriviamo qui di seguito alcuni tra gli elementi più significativi.
Non solo cibo
La Dieta mediterranea è stata iscritta nella Lista non in virtù di specifiche preparazioni culinarie, ma come “insieme di competenze, conoscenze, pratiche e tradizioni che vanno dal paesaggio alla tavola”. Il suo significato infatti, oltre alla preparazione, riguarda anche la semina, la raccolta, la pesca, la conservazione del cibo e, soprattutto, lo stare insieme a tavola.
Giganti in movimento
Le Feste delle Grandi Macchine a Spalla (che includono le città di Nola, Palmi, Sassari e Viterbo) sono unite dal concetto di “trasporto rituale”. La Macchina di Santa Rosa a Viterbo, per esempio, è un’imponente torre luminosa che pesa diverse tonnellate e viene portata a spalla da cento “facchini” attraverso le vie cittadine, in una dimostrazione di forza, fede e coordinazione.
Il canto più antico d’Europa
Il Canto a tenore sardo è una forma di canto polifonico di quattro voci, le cui origini sono talmente remote che alcuni antropologi ritengono possa risalire all’epoca nuragica. È un’espressione orale unica, capace di imitare i suoni della natura e della vita pastorale.
Una pratica che modella il paesaggio
L’iscrizione nella Lista della Vite ad alberello di Pantelleria è un caso esemplare di come il patrimonio riguardi il rapporto con l’ambiente. È stata infatti riconosciuta in questo caso la tecnica unica (e faticosa) di coltivazione della vite in piccole conche nel terreno, un metodo che non solo produce un vino eccezionale, ma protegge anche la pianta dal vento e modella in modo distintivo il paesaggio vulcanico dell’isola.
Il rito della pizza
Riconosciuta dall’UNESCO nel 2017, l’Arte del “pizzaiuolo” napoletano celebra l’insieme di saperi, gesti e tradizioni che definiscono l’identità di Napoli. Non è solo un mestiere, ma un rito sociale basato sulla trasmissione di saperi tra generazioni e sul forte legame comunitario.
Il pizzaiuolo è un artigiano che padroneggia l’arte dell’impasto e della lievitazione. La preparazione è una vera e propria “arte dello spettacolo”: l’impasto viene lavorato esclusivamente a mano con movimenti rapidi, gli “schiaffi”, per formare il disco e spingere l’aria verso i bordi, creando il soffice e celebre “cornicione”.

Qui puoi trovare l’elenco completo dei 19 Patrimoni Culturali Immateriali in Italia.
Qui puoi seguire i mini-documentari di Rai Cultura sugli elementi italiani iscritti nella Lista dei Patrimoni Culturali Immateriali.
Fare Geo
- Su una carta muta dell’Italia, localizzate i 19 patrimoni immateriali italiani UNESCO, usando scritte, icone e numeri.
– Create poi delle brevi schede, che per ogni elemento riportino il nome ufficiale, la località di appartenenza, la categoria e un’immagine. Per i beni transnazionali (come per esempio la Falconeria), evidenziate sulla carta la loro estensione oltre il confine italiano.
– Dopo aver preparato la “Carta dei Patrimoni Immateriali d’Italia”, riflettete rispondendo a queste domande.
> Quali sono le regioni con la maggiore concentrazione di patrimoni immateriali?
> Perché proprio questi luoghi hanno conservato tradizioni così lontane e preziose? Rifletti sulla densità abitativa, l’isolamento geografico o l’importanza storica dei centri urbani.
> Quale altro patrimonio immateriale vorresti aggiungere alla Lista dell’UNESCO?
- Ricercate qualche esempio di patrimonio immateriale legato al territorio in cui vivete (quartiere, città, regione): un dialetto, una festa locale, una ricetta tipica o altro. Dopo la ricerca, condividete con le compagne e i compagni i “tesori” che avete individuato per creare una “Mappa del Patrimonio Invisibile”. Potete scegliere di realizzarla fisicamente su un poster o su un supporto digitale.
