
Quando pensiamo alle vittime di un conflitto, la nostra mente corre subito a militari e civili, e alla distruzione di città e infrastrutture. Eppure, c’è una vittima spesso dimenticata, ma essenziale per la sopravvivenza di chi è coinvolto: l’ambiente. Con l’obiettivo di prevenire e bonificare i danni ambientali causati dalle guerre, l’ONU sensibilizza la comunità internazionale perché l’azione sull’ambiente divenga parte integrante delle strategie di prevenzione dei conflitti e mantenimento della pace. Un tema che si innesta nel più ampio orizzonte delle conseguenze extra-ambientali della crisi climatica.
La vittima silenziosa delle guerre
Le operazioni belliche – anche quelle ipertecnologiche dei giorni nostri (in particolare in Ucraine e Medio Oriente) – comportano altissime emissioni di CO₂, devastazioni ambientali, radiazioni e consumo di risorse, provocando un impatto climatico enorme.
Ma non è tutto. Le strategie militari spesso sacrificano l’ambiente per ottenere vantaggi concreti sull’avversario. Non si tratta solo di “danni collaterali”, ma di azioni mirate con conseguenze a lungo termine, come la contaminazione dei pozzi d’acqua, l’avvelenamento dei terreni, l’incendio di raccolti e foreste, l’uccisione di animali.
Questi danni ambientali non solo distruggono gli ecosistemi, ma compromettono anche la capacità di una comunità di ricostruire i propri mezzi di sussistenza al termine dei combattimenti.

La lotta per le risorse ambientali
Non solo. Sempre più spesso accade che è proprio la disputa per le risorse ambientali a provocare rivalità e conflitti. Secondo i dati del Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP) negli ultimi 60 anni, almeno il 40% di tutti i conflitti interni ha avuto legami con lo sfruttamento delle risorse naturali.
Si combatte per avere l’accesso a fonti energetiche come il petrolio e il gas naturale o a risorse economiche di alto valore come diamanti e oro, o ancora per impadronirsi di risorse naturali come terreni fertili e fonti di acqua.
A questo si aggiunge che, sempre secondo l’UNEP, i conflitti nati a causa delle risorse naturali hanno il doppio delle probabilità di riprendere in futuro.
Infine, bisogna evidenziare come in un periodo storico denso di tensioni e conflitti internazionali come quello attuale, si è ridotto lo spazio per la discussione sulla crisi climatica. In questo scenario sembra sia sconveniente e riduttivo trattare di ecologia e tutela ambientale, sui media e nelle legislazioni e forse anche nelle nostre preoccupazioni quotidiane. La crisi climatica, però, esiste e certamente non si risolve ignorandola.
Pace e sostenibilità
Le Nazioni Unite riconoscono l’importanza cruciale di integrare l’azione ambientale nelle strategie di prevenzione e di ricostruzione della pace. Infatti non può esistere una pace duratura se vengono distrutte le risorse naturali che sostengono le popolazioni.
Per sensibilizzare su questo tema vitale, nel 2001 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha dichiarato il 6 novembre di ogni anno Giornata internazionale per la prevenzione dello sfruttamento dell’ambiente in caso di guerra e conflitto armato.
L’attenzione dell’ONU si è manifestata anche nella risoluzione adottata il 27 maggio 2016 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite per l’ambiente, che ha riconosciuto il ruolo degli ecosistemi integri e delle risorse gestite in modo sostenibile nella riduzione del rischio di conflitti armati. Un’indicazione che rientra pienamente nello spirito degli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030.
La Giornata internazionale
La Giornata internazionale per la prevenzione dello sfruttamento dell’ambiente in caso di guerra e conflitto armato ci ricorda che proteggere l’ambiente non riguarda solo l’ecologia, ma è un elemento fondamentale per la sicurezza globale e per la pace duratura.
Le iniziative dell’UNEP si concentrano su:
- la valutazione ambientale nelle aree di conflitto per stimare i danni e coordinare gli sforzi di bonifica del suolo e dell’acqua;
- il rafforzamento delle leggi internazionali che proteggono l’ambiente durante i conflitti (come il Protocollo aggiuntivo I alle Convenzioni di Ginevra);
- il supporto nella gestione sostenibile delle risorse naturali (in particolare quelle scarse come acqua e terreni fertili), per evitare che diventino una causa scatenante di nuovi conflitti.
Fare Geo
La carta visualizza l’estensione delle aree bruciate in Europa nel 2024. I punti colorati rappresentano diverse quantità di aree bruciate:
> i punti gialli fino a 100 ettari;
> i punti arancioni fino a 500 ettari;
> i punti rosa fino a 1000 ettari;
> i punti rossi fino a 5000 ettari
> i punti viola oltre i 5000 ettari.
- Osserva attentamente le zone più interessate dagli incendi e attribuisci a ciascuna una causa scatenante (temperature estreme, conflitto…).
- Informati sulle foreste incendiate a causa della guerra in Ucraina: raccogli alcuni dati e costruisci un grafico (istogramma) che visualizzi la percentuale di terreni persi sul totale della superficie nazionale.

