Continuiamo la serie sugli esploratori per raccontare le loro imprese e provare a offrire uno “sguardo nuovo” sul mondo. Oggi, apparentemente, la superficie della Terra non ha più segreti. Esistono invece nuovi esploratori che, spinti da ulteriori domande e da un rinnovato impegno ambientale, ci dimostrano esattamente il contrario e alimentano il nostro desiderio di conoscere direttamente l’infinita varietà dei territori del nostro Pianeta e dei loro abitanti
Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi.
Marcel Proust
Classe 1984, Francesco Sauro è uno speleologo, un esploratore delle grotte che, curioso e intrepido, si cala nelle viscere della Terra. La sua non è solo una smisurata passione per l’avventura, ma anche consapevolezza che là sotto si nascondono incontaminate ricchezze naturali, che sono utili per il futuro sostenibile del Pianeta.
La speleologia: una vocazione precoce
Francesco Sauro ha iniziato a scendere nelle profondità della terra all’età di tredici anni in compagnia del padre, calandosi nelle grotte dei monti Lessini, nelle Prealpi venete. A quindici anni ha raggiunto il fondo della Spluga della Preta (877 metri di profondità), uno degli abissi più profondi e difficili del Pianeta.
Poi ha girato l’Italia e altre parti del mondo, calandosi in oltre trenta spedizioni nelle cavità della terra in Uzbekistan, tra i ghiacci della Groenlandia, in Messico, in Brasile e in molti altri luoghi remoti, unendosi all’associazione speleologica La Venta.
La Casa dove dimorano gli dei
Uno di questi viaggi lo ha condotto in Venezuela, dove nel 2013 insieme ad altri ricercatori venezuelani e italiani ha scoperto ed esplorato i tunnel naturali di Imawarì Yeuta. Si tratta di un immenso e antichissimo complesso di grotte che hanno 60 milioni di anni e che nella lingua indigena Pemon Kamarakoto significa “Casa dove dimorano gli dei”.
Queste cavità ipogee si sviluppano lungo tre corsi d’acqua sotterranei e si articolano in sale e gallerie di dimensioni impressionanti. Per esempio il Salone Paolino Cometti raggiunge 270 metri di lunghezza per circa 160 di larghezza, il collettore di nord-ovest si estende per una larghezza di quasi 300 metri!
Dopo un lungo periodo di preparazione per questa esplorazione, nell’arco di una decina di giorni vengono rilevati chilometri e chilometri di grotte, individuando il più vasto sistema sotterraneo nelle quarziti del mondo. Nel complesso, il sistema sotterraneo di Imawarì raggiunge 23,5 km divisi in quattro grotte principali: Imawarì Yeuta (18,9 km), Chiwou Yeuta (0,65 km), Kaukau Yeuta (0,65 km), Keuchì Yeuta (1 km) e Oköimo Yeuta (2,2 km).
Questa impresa ha consentito di indagare l’evoluzione della vita sulla Terra, grazie alla presenza di batteri antichissimi e alle rocce di queste grotte che rappresentano una vera propria miniera d’oro per la scienza.
Inoltre, proprio in seguito a questa eccesionale spedizione, Francesco ha ricevuto alcuni riconoscimenti: nel 2014 è stato premiato con il Rolex Award for Enterprise (il premio più ambito dagli speleologi di tutto il mondo) e la rivista “Time” nel 2016 lo ha inserito nella lista dei dieci giovani che cambieranno il mondo (Next Generation Leaders).
Gli archivi del tempo
Gli speleologi come Francesco Sauro non sono solo esploratori, sono anche ambientalisti. La speleologia infatti è una
scienza fondamentale per la difesa dell’ambiente perché permette di conoscere come si è evoluta la vita, come si sono formati i minerali e come è cambiato il clima nel corso del tempo.
Le grotte sono come archivi del tempo, in cui sono conservate le tracce di esistenze millenarie che oggi possono essere il punto di partenza per la ricerca indirizzata al progresso medico, scientifico, tecnologico.
Inoltre contribuisce a controllare e salvaguardare un bene essenziale per la sopravvivenza del genere umano: l’acqua. Una parte importante delle acque dolci del Pianeta infatti scorre sotto la superficie, nelle grotte. Gli speleologi dunque
sono fondamentali per monitorare la qualità delle acque e identificare le fonti di inquinamento che arrivano soprattutto dalla cattiva gestione dei rifiuti da parte degli esseri umani.
Fatiche ed emozioni
Scendere sotto terra è faticoso e rischioso: si deve affrontare il buio, il fango, l’umidità, le frane, il pericolo di rimanere bloccati o di cadere.
Francesco Sauro racconta le sue esplorazioni e le sue emozioni, riuscendo a trasmettere l’incredibile energia che anima le sue avventure. Ogni discesa è un viaggio verso un mondo ancora sconosciuto:
“Imbocchiamo un meandro fossile, bello, grande, fino a una nuova strettoia caratterizzata da una serie di spuntoni affilati come spine che non contribuiscono all’integrità dei miei indumenti. Ma passo lo stesso, e vado oltre mentre i miei compagni resteranno di là ad aspettarmi. La grotta piano piano si allarga fino a incrociare un meandro attivo, bello, comodo, che scende… Cammino da solo, con calma, e oltre ogni curva illumino nuovi ambienti. Dove staremo andando? Mi fermo. Sono da solo, chissà dove, se mi dovessi fare male gli altri non potrebbero raggiungermi. Penso a quanto sono distante dal mondo che conosciamo. E quanto sono vicino a nuovi mondi sconosciuti che, sono certo, neppure riusciamo a immaginare. Ma per oggi è arrivato il momento di dire basta… e tornare da dove siamo venuti”.
Dalle grotte allo spazio
Oggi Francesco Sauro è diventato addestratore per gli astronauti dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA), perché le sfide da affrontare nello spazio possono essere molto simili a quanto accade nelle esplorazioni delle grotte. Gli astronauti infatti fanno scienza in ambienti difficili e complessi, proprio come gli speleologi. La grotta può essere il “simulatore” perfetto e reale dell’esploratore extraterrestre.
Francesco Sauro ha presentato i risultati della sua ricerca in numerose pubblicazioni scientifiche e ha raccontato la sua esperienza in opere divulgative (come Il continente buio, un viaggio alla scoperta del mondo sotterraneo) e in interventi pubblici come quello presentato di seguito.
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