
Gli orti urbani sono un potente motore di rigenerazione in città: recuperano aree dismesse, portano biodiversità nel tessuto urbano e creano partecipazione e legami comunitari.
Dopo aver illustrato le grandi opere di intervento urbanistico mirate a ridisegnare in chiave sostenibile ampie aree della superficie cittadina, affrontiamo ora una dimensione più circoscritta della rigenerazione urbana ambientale, quella del quartiere, della singola via o piazza. Gli interventi su questa scala hanno il pregio di coinvolgere direttamente i cittadini nella progettazione e nella cura di spazi verdi e piccole opere di rigenerazione, restituendo un profondo senso di partecipazione civica e di collaborazione collettiva.
Scrigni di biodiversità
L’aumento delle aree verdi nelle città per la rigenerazione ambientale è un concetto tanto banale quanto trascurato dai processi decisionali urbani. Cruciale è la creazione di spazi naturali diffusi, che favoriscano la connessione tra gli insetti impollinatori, accompagnata dall’introduzione di specie autoctone più resilienti rispetto a quelle esotiche.
Negli ultimi anni ha preso piede un nuovo metodo di ripristino ecologico detto Miyawaki, dal nome del suo ideatore, che prevede la creazione di piccoli scrigni di biodiversità disseminati per la città. Si creano delle “isole”, dense e concentrate, di alberi, arbusti, erbe e fiori con lo scopo di rigenerare rapidamente un ambiente ricco di vegetazione, così fitto da consentirne l’accessibilità solo a piccoli animali, uccelli, api e altri insetti. Il risultato è un ambiente decisamente più ricco di biodiversità di un parco urbano tradizionale.
Pareti e tetti verdi
Nella prospettiva di una progettazione urbana ispirata a criteri di tutela ambientale, vengono in aiuto anche tecnologie innovative per il monitoraggio ambientale. Rientrano in questa categoria i sensori che rilevano costantemente l’inquinamento in più aree della città e che raccolgono così una grande quantità di dati utili per poter orientare l’organizzazione cittadina, regolando per esempio il traffico e programmando interventi di apporto di vegetazione.
Anche l’architettura degli edifici gioca un ruolo importante: vie larghe con edifici bassi, meglio se con cortili e corridoi, disperdono meglio gli inquinanti e favoriscono una ventilazione naturale. Inoltre, per riqualificare un edificio dal punto di vista ambientale, si possono progettare pareti e tetti “verdi”. Far crescere piante rampicanti o coprire le pareti di pannelli ripieni di substrato per la crescita di erbe è un’opera sia di abbellimento, sia di efficientamento energetico e di cattura di inquinanti. Allo stesso modo, i “tetti verdi” – coperture vegetali su un substrato di terreno – raccolgono lentamente l’acqua piovana, contribuendo a ridurre il carico idrico sulle fognature e, come le pareti verdi, a isolare termicamente gli edifici.
Copenaghen, capitale della Danimarca, ha scelto di introdurre l’obbligo di installazione di “tetti verdi” su tutti i nuovi edifici con coperture piatte o leggermente inclinate. Dal 2010 ha coperto circa 20 ettari della città con questi tetti, l’equivalente di 28 campi da calcio, dimostrando di essere un esempio per tutte le grandi città europee.
Solidarietà ecologica
La partecipazione dei cittadini nella rigenerazione urbana ambientale è fondamentale per migliorare la qualità della vita nei quartieri, in modo sostenibile e inclusivo.
Oggi molte città promuovono la cura condivisa degli spazi pubblici, coinvolgendo attivamente scuole, associazioni e singoli cittadini. Le assemblee di quartiere permettono di discutere insieme le priorità: dalla creazione di nuovi spazi verdi alla sistemazione di aree abbandonate.
Le scuole possono avere un ruolo chiave con la realizzazione al loro interno di orti didattici e con progetti di educazione ambientale. Alcuni Comuni offrono la possibilità di “adottare” aiuole, marciapiedi o piccole aree verdi, che vengono curate da gruppi di cittadini o studenti.
Anche gli orti urbani condivisi sono un esempio concreto: trasformano terreni inutilizzati in spazi vivi, dove si coltiva cibo e si costruisce comunità. Infine, le iniziative di raccolta rifiuti (come il plogging, cioè il passeggiare raccogliendo i rifiuti) aiutano a tenere puliti i parchi e sensibilizzano gli altri sul rispetto dell’ambiente.
Parigi ha avviato “Du vert près de chez moi” (Verde sotto casa), un progetto che invita i parigini a segnalare le aree che nei loro quartieri potrebbero essere trasformate in spazi verdi, come aiuole o piccoli giardini. Una volta raccolte le proposte, il Comune si impegna a realizzare concretamente gli interventi tramite i suoi professionisti oppure, attraverso un “permesso di vegetazione”, autorizza i cittadini a curare lo spazio verde. Il risultato è un rafforzamento del legame con il territorio, sensibilizzando il senso civico ed ecologico dei suoi abitanti.
Fare Geo
Individuate un’area del vostro quartiere lasciata in stato di abbandono. Poi, divisi in gruppi (o con la classe intera), riflettete rispondendo alle seguenti domande:
- Quali sono le criticità ambientali di quell’area?
- Ispirandosi alle soluzioni proposte dall’articolo, quali interventi sarebbero da avviare per rigenerarla?
- Personalmente, sareste disposti a proporvi per la manutenzione e la cura di quello spazio?
Infine, create un documento per lanciare l’iniziativa di rigenerazione ambientale.




