L’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile rappresenta una delle sfide più ambiziose del terzo millennio: rendere il pianeta una casa accogliente, prospera e pacifica per l’uomo e per gli altri esseri viventi. È un programma d’azione sottoscritto da 193 Paesi membri delle Nazioni Unite. Anche l’Italia partecipa e in questi articoli vogliamo rendere conto del percorso che il nostro Paese sta attuando per realizzare gli obiettivi dell’Agenda.
Presenteremo la situazione dell’Italia suddividendo i 17 Goal dell’Agenda nei quattro ambiti principali d’azione: ambientale, economico, sociale, istituzionale.
L’Agenda e l’ambiente
Nel programma di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, gli obiettivi ambientali affrontano temi fondamentali per il futuro del pianeta: il clima (Goal 13), la biodiversità (Goal 14 e Goal 15), le risorse energetiche (Goal 6 e Goal 7). Si tratta di obiettivi orientati alla tutela della natura e degli ecosistemi, e affrontano in particolare temi cruciali come il contenimento dei fenomeni legati al cambiamento climatico, la difesa della diversità biologica, l’equo accesso alle risorse naturali, una maggiore diffusione delle fonti energetiche rinnovabili.
Goal 13 – Agire per il clima
La situazione in Italia
Nel nostro Paese si sono registrati in maniera intensificata fenomeni climatici estremi con conseguenze pericolose: frane, alluvioni, incendi boschivi, ondate di calore, siccità e desertificazione. Il contesto nazionale di fragilità idrogeologica e di cattiva gestione del territorio contribuisce ad aggravare il bilancio di danni economici e ambientali. Rispetto ai valori climatologici standard (misurati sulla media del periodo 1961-1990), si sono avute importanti anomalie della temperatura media sulla terraferma, con un incremento di 1,71°C (contro lo 0,98°C a livello globale).
Il Goal 13 in Italia è ancora lontano dall’essere raggiunto. Questo a causa principalmente di una cattiva gestione delle attività di produzione energetica, ancora troppo legate all’emissione di anidride carbonica nell’atmosfera.
L’indicatore ASviS
Le emissioni dei gas serra, e in particolare di CO2, nell’atmosfera rappresentano un indicatore significativo per valutare lo stato di salute ambientale. Il grafico mostra l’andamento dell’indicatore ASviS riguardante il contenimento della produzione di tonnellate di CO2 equivalenti pro-capite. Nel raggiungimento del Goal 13, l’Italia ha avuto una tendenza in crescita fino al 2014 per poi stabilizzarsi nei successivi cinque anni: ciò significa che la produzione di CO2 è stata tenuta sotto controllo. Nonostante questo, però, tali valori sono ancora insufficienti e dimostrano il ritardo del nostro Paese nella lotta al cambiamento climatico.
BUONE NOTIZIE. L’Italia ha fatto notevoli progressi per la riduzione del 20% delle emissioni di anibride carbonica nell’atmosfera (rispetto ai livelli del 1990), raggiungendo l’obiettivo individuato dal programma UE Europa 2020.
Nel 2020, durante l’emergenza sanitaria, la sospensione o la forte riduzione delle attività produttive durante il lockdown ha determinato una forte riduzione delle emissioni di CO2 (-7,5% secondo le stime dell’ISPRA).
CATTIVE NOTIZIE. L’attuale tasso di riduzione di emissioni è lontano dall’obiettivo di decarbonizzazione previsto dall’UE per il 2050. Per raggiungere i livelli richiesti, il tasso di diminuzione delle emissioni di CO2 dovrebbe essere triplicato.
La pandemia di Covid-19 ha comportato un’allentamento nell’impegno nella lotta al cambiamento climatico; allo stesso tempo, la diminuzione delle attività di produzione e trasporto ha generato un minore impatto sull’ambiente.
Goal 6 – Acqua pulita e servizi igenico-sanitari
La situazione in Italia
L’acqua è un bene prezioso: i cambiamenti climatici e i crescenti consumi idrici spingono a considerare la disponibilità di acqua come uno dei principali punti dell’agenda politica del futuro. In Italia il prelievo di acqua per uso potabile è il più elevato d’Europa, anche in termini pro capite (nel 2018, 9,2 miliardi di metri cubi, pari a 419 litri giornalieri per abitante). Inoltre si sono rilevate alcune criticità nelle risorse idriche soprattutto nelle aree del Mezzogiorno, che rimangono esposte a fenomeni di siccità e malgestione delle infrastrutture.
Il Goal 6 in Italia, nonostante alcuni risultati consolidati (l’utilizzo di acqua potabile e servizi igienici di base), pone ancora molte sfide, soprattutto sul fronte della riduzione e razionalizzazione dei consumi idrici.
L’indicatore ASviS
Tra il 2010 e il 2014 l’indicatore ASviS mostra un andamento altalenante, con un peggioramento dal 2015 al 2017 e una certa stabilità negli anni seguenti. L’indicatore elabora i dati relativi principalmente all’utilizzo dell’acqua del rubinetto come acqua potabile, al trattamento delle acque reflue e all’indice di sfruttamento idrico (cioè i prelievi idrici rispetto alle risorse idriche disponibili). In particolare, nel nostro Paese, quest’ultimo indice è responsabile della stagnazione in tema di sostenibilità idrica in questi ultimi anni: infatti il suo valore è più che raddoppiato nell’arco di 7 anni (dal 6,7% nel 2010 al 15,7% nel 2017). Inoltre la bassa efficienza del sistema idrico italiano minaccia la sostenibilità idrica del nostro Paese, soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno. L’indicatore ASviS registra quindi una situazione attualmente in stallo o lento miglioramento.
BUONE NOTIZIE. Si registra un lieve miglioramento nell’efficienza delle reti di distribuzione idrica: gli utenti che vengono raggiunti dalla fornitura di acqua sono pari al 62,7%, circa 2 punti percentuali in più rispetto al 2016.
Inoltre, nel 2019, anche il numero di utenze che segnalano irregolarità nel servizio di erogazione dell’acqua nelle loro abitazioni si riduce di circa 2 punti percentuali (8,6%).
CATTIVE NOTIZIE. È ancora alta la percentuale delle famiglie italiane che dichiara di non fidarsi dell’acqua che esce dal rubinetto di casa (29%). In generale, rimangono ampie le differenze tra le aree geografiche del Paese (il Mezzogiorno è più penalizzato del Centro-Nord).
La pandemia di Covid-19 ha causato, in alcune situazioni di particolare svantaggio, la temporanea interruzione delle forniture e un accesso non adeguato all’acqua pulita. Ciò ha ridotto la possibilità di lavarsi le mani, una delle misure di prevenzione più efficaci contro il Covid-19. Inoltre, le misure prese in seguito all’emergenza sanitaria hanno avuto conseguenze dirette sulla composizione dei consumi idrici: in particolare sono aumentati i consumi delle utenze domestiche e si sono ridotti quelli delle utenze commerciali e industriali.
Goal 7 – Energia pulita e accessibile
La situazione in Italia
Nella produzione di energia, l’utilizzo di tecnologie inefficienti e di combustibili non puliti incide sulla qualità dei consumi energetici: le risorse vengono depauperate e si mette a rischio la salute della popolazione, generando costi sociali, economici e ambientali. In Italia la quota di energie rinnovabili sul consumo interno di energia elettrica ha raggiunto nel 2018 il 34,3%, un dato in costante crescita soprattutto nel settore elettrico (rispetto al settore termico e a quello dei trasporti).
Il Goal 7 in Italia presenta una promettente percentuale di realizzazione, con segnali incoraggianti soprattutto sul fronte della conversione energetica alle fonti rinnovabili e dell’efficientamento degli utilizzi domestici.
L’indicatore ASviS
L’indicatore, che tiene conto dell’utilizzo di energia da fonti rinnovabili, mostra un andamento positivo tra il 2010 e il 2019: è superiore alla media europea e non ha subito rallentamenti in seguito alla crisi pandemica. È questo uno dei pochi obiettivi in cui l’Italia dà segni di crescita: nel 2019 il nostro Paese ha raggiunto il target posto dal programma Europa 20 relativo all’energia da fonti rinnovabili (18,1%, rispetto al target del 17%).
BUONE NOTIZIE. L’Italia figura tra i Paesi UE che hanno già raggiunto la quota di consumo di energia da fonti rinnovabili fissato per il 2020.
CATTIVE NOTIZIE. Sebbene sia diminuita la percentuale di popolazione con problemi a riscaldare in modo adeguato la propria abitazione (nel 2018, il 14,1%), questa quota è superiore alla media europea. Le difficoltà sono più evidenti nelle fasce a rischio di povertà, tra i cittadini stranieri e nel Mezzogiorno.
La pandemia di Covid-19 , per i Paesi che hanno subito una forte riduzione delle attività economiche, come l’Italia, ha generato un significativo calo dei consumi energetici e un incremento della quota di energie rinnovabili.
Goal 14 – La vita sott’acqua
La situazione in Italia
Il mare regola il clima, la disponibilità di acqua e cibo, la qualità dell’aria che respiriamo: per questo la salvaguardia degli oceani, dei mari e delle risorse marine è un elemento fondamentale per la salute e la salvaguardia del pianeta. In Italia la tutela delle risorse marine si concretizza soprattutto nella protezione, nel recupero e nel ripristino degli ecosistemi marini, ma al tempo risulta fuori controllo il fenomeno dell’overfishing (sovrapesca).
Il Goal 14 in Italia registra buoni risultati nella creazione di siti tutelati dal punto di vista della biodiversità, ma è fortemente penalizzato dalle attività di pesca che intensificano i processi di impoverimento delle risorse biologiche marine.
L’indicatore ASviS
Nel corso dell’ultimo decennio l’indicatore ASviS relativo al raggiungimento del Goal 14 mostra un andamento complessivamente negativo: in crescita fino al 2015, grazie alla creazione di aree marine protette (1,7% dello sviluppo totale delle coste, tendenza in crescita), peggiora decisamente negli ultimi tre anni a causa dell’aumento dell’attività di pesca e del sovrasfruttamento degli stock ittici.
BUONE NOTIZIE. In Europa, l’Italia è il Paese con il maggior numero di acque di balneazione (circa un quarto del totale UE, con una lunghezza pari al 66,5% della lunghezza complessiva della costa italiana), con livelli di qualità mediamente più che sufficienti.
CATTIVE NOTIZIE. In Italia, come in altre parti del Mediterraneo, l’attività di pesca non rientra nei termini di sostenibilità: ben il 90% opera in condizioni di sovrasfruttamentonei e minaccia la capacità di riproduzione della maggior parte delle risorse ittiche.
Goal 15 – La vita sulla terra
La situazione in Italia
La diminuzione della biodiversità e i fenomeni di deforestazione e desertificazione minacciano gli ecosistemi terrestri: sono conseguenze connesse alle attività umane e al cambiamento climatico che mettono a rischio le fonti di sostentamento della popolazione. Nel contesto italiano, i progressi nel raggiungimento del Goal 15 possono essere monitorati principalmente nel campo della protezione degli ambienti naturali e nel contrasto al degrado del territorio e alla perdita di biodiversità.
Il Goal 15 in Italia registra una tendenza generalmente positiva, sia in termini di creazione e manutenzione di siti terrestri protetti, sia nella limitazione del disboscamento del territorio. Desta invece qualche preoccupazione lo stato della biodiversità: nonostante l’attività di controllo delle specie a rischio (comprese nella Red List dell’IUCN), fra le specie terrestri presenti nel nostro Paese sono a rischio di estinzione oltre il 30% delle specie di Vertebrati e circa il 20% delle specie di Insetti, mentre continua a crescere la presenza di specie alloctone invasive.
L’indicatore ASviS
L’indicatore ASviS, che riguarda principalmente l’indice di copertura del suolo, registra nell’ultimo decennio una tendenza in costante peggioramento. La frammentazione e il consumo del suolo hanno contribuito in maniera significativa a destabilizzare gli ecosistemi terrestri. I maggiori responsabili del processo di riduzione della continuità di habitat e unità di paesaggio sono l’espansione urbana e lo sviluppo delle infrastrutture.
BUONE NOTIZIE. L’estensione della copertura boschiva in Itaia è in continuo aumento in quasi tutte le regioni (oltre il 30% del territorio nazionale, con una crescita dello 0,6% all’anno tra il 2000 e il 2015).
CATTIVE NOTIZIE. Nonostante il rallentamento degli ultimi anni, connesso alla crisi del settore delle costruzioni, il consumo di suolo è in costante crescita: nonostante la crisi del settore delle costruzioni, in Italia nel corso del 2018 sono stati asfaltati o cementificati circa 48 km quadrati di superficie.
Fare Geo
- Il 2020 doveva essere l’anno green per l’Europa e l’Italia. L’obiettivo di attenuare la crisi climatica, invece, è stato oscurato dalla pandemia di Covid-19. Questo è accaduto non solo nella sfera sanitaria e sociale, ma ha interessato anche il mondo della comunicazione. Il virus ha concentrato su di sé l’attenzione di tutti i media rallentando la promozione dello sviluppo sostenibile. Segui per una settimana le notizie riportate da telegiornali e siti web di informazione: giorno per giorno prendi nota delle notizie che riguardano la pandemia e di quelle che riguardano la sostenibilità ambientale (e l’Agenda 2030 in particolare). Alla fine della tua ricerca, crea un grafico che rappresenti i dati che hai raccolto e scrivi una didascalia di commento. In classe potete dividervi il lavoro, assegnando a ciascuno una testata giornalistica diversa.
- Quante specie sono a rischio in Italia? E quali sono? Fai una ricerca in Rete (per esempio sul sito Natura Italia del Ministero dell’Ambiente) ed elabora una breve presentazione, con testi e immagini, delle principali specie animali e vegetali minacciate.
- Il “Production gap report 2020”, un recente rapporto dell’UNEP, il Programma ambientale delle Nazioni Unite, pubblicato il 2 dicembre 2020, prevede che in seguito alla pandemia ci sarà un aumento medio annuo del 2% della produzione di energia da combustibili fossili fino al 2030. Rifletti su questa notizia e discutine in classe con i tuoi compagni: dopo aver raccolto un po’ di dati sulla produzione mondiale di carbone, petrolio e gas, elaborate un appello alle nazioni per spingerli a limitare l’utilizzo di combustibili fossili e orientarsi al mondo dell’energia pulita.