Agenda 2030 Italia - Gli obiettivi sociali

Agenda 2030 Italia - Gli obiettivi sociali

Qual è l’impegno dell’Italia per raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030? Scopriamo principali dimensioni dello sviluppo sostenibile nel nostro Paese con dati aggiornati, risorse digitali inclusive e proposte didattiche dedicate.

L’Agenda e la società

Tra le priorità dell’Agenda 2030 figurano gli obiettivi sociali, che costituiscono le fondamenta su cui poggia l’intero programma di sviluppo sostenibile. La povertà (Goal 1), la fame (Goal 2), la salute (Goal 3), l’istruzione (Goal 4) e l’uguaglianza di genere (Goal 5) rappresentano infatti i temi fondamentali per il raggiungimento di un reale “benessere globale”. Non a caso, sono i primi cinque obiettivi dell’Agenda.

La dimensione sociale è la cartina al tornasole dello sviluppo umano. Infatti il grado di benessere di una comunità, piccola o grande che sia, non è solamente una questione economica, ma comporta l’affermazione dei diritti nell’ambito della sicurezza alimentare, sanitaria, culturale, e nella parità di genere.

Goal 1 – Sconfiggere la povertà

La situazione in Italia

L’impegno nella lotta alla povertà ha portato, a livello globale, a risultati significativi. Se la tendenza è generalmente positiva, va sottolineato il fatto che oggi i casi di povertà estrema sono legati anche a eventi che in passato non si verificavano con l’intensità attuale. In particolare i cambiamenti climatici possono incidere sui sistemi di vita peggiorando principalmente l’accesso alla nutrizione, alle cure mediche, all’istruzione.

Il Goal 1 in Italia ha registrato miglioramenti per gran parte degli indicatori. Per il nostro Paese e l’Europa, questo Goal, oltre che per la povertà assoluta (meno di 1,90 dollari al giorno), va analizzato nella prospettiva della cosiddetta “povertà multidimensionale” (rischio di povertà, grave deprivazione materiale, bassa intensità lavorativa) e dell’accesso ai bisogni di base (abitazione, cure mediche, trasporti, energia, acqua ecc.).

La povertà assoluta colpisce il 6,5% delle famiglie italiane e il 7,7% degli individui (mentre nel 2018 le percentuali erano rispettivamente 7% e 8,4%). Esiste, però, anche il rovescio della medaglia, se si pensa che nel 2010 soltanto il 4,2% della popolazione viveva in povertà assoluta. Il dato riguardante il rischio di povertà ed esclusione sociale è altrettanto confortante (27,3% contro il 28,9% dell’anno precedente), ma è superiore alla media europea (21,7%). Insomma, un quadro generalmente positivo, ma con luci e ombre.

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Fonte: Sustainable Development Report 2020

L’indicatore ASviS

Nel decennio 2010-2019 l’indicatore ASviS registra un andamento oscillante: dopo una fase di costante peggioramento dell’indice, dal 2016 si osserva una tendenza positiva legata anche al calo dei casi di povertà assoluta. Il 2020, a causa della crisi pandemica, ha inaugurato una nuova fase depressiva con la riduzione del reddito delle famiglie e la netta caduta del PIL. Tra gli aspetti critici, è da segnalare la difformità nella diffusione geografica della popolazione a rischio di povertà: quasi la metà (44,4%) nel Mezzogiorno, il 18,8% al Nord.

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Fonte: Report ASviS 2020

BUONE NOTIZIE. Pur non risolvendo la questione alla radice, le iniziative e i decreti governativi degli ultimi anni (reddito di emergenza e di cittadinanza, sostegno all’occupazione, cassa integrazione, bonus economici ecc…) hanno avuto un impatto notevole sul Goal 1.

CATTIVE NOTIZIE. In Italia si registrano forti disparità generazionali: per gli under 17 l’incidenza della povertà assoluta è dell’11,4%, rispetto al 4,8% degli over 65.

La pandemia di Covid-19 ha peggiorato in maniera consistente un contesto tutto sommato sostenibile, colpendo le categorie più fragili e creando le condizioni per una forte deprivazione materiale anche per la classe media.

Goal 2 – Sconfiggere la fame

La situazione in Italia

Questo obiettivo dell’Agenda 2030 è volto a garantire a tutti un’alimentazione sufficiente, sana e nutriente. Oltre agli aspetti nutrizionali e all’accesso alle fonti di cibo, nel Goal 2 rientrano anche gli interventi a favore di un’agricoltura sostenibile.

Il Goal 2 in Italia riguarda non solo gli aspetti inerenti alla sicurezza alimentare e alla lotta alle cattive abitudini alimentari, ma anche le iniziative a sostegno dello sviluppo rurale e della promozione di pratiche agricole a basso impatto ambientale. Gli indicatori sono generalmente buoni, basti pensare, per esempio, che solo l’1,5% delle famiglie italiane è coivolta in casi di insicurezza alimentare, cioè di impossibilità economica ad acquistare cibo. E nemmeno si presentano fenomeni rilevanti di denutrizione o di arresto nella crescita infantile. Alcuni aspetti, però, tradiscono difetti tipici dei Paesi con economie evolute: in primo luogo l’eccesso di peso. Oltre il 30% dei bambini da 3 a 5 anni è sovrappeso.

In campo agricolo si registrano gli effetti positivi di un orientamento all’agricoltura biologica, che occupa il 15,5% della superficie agricola utilizzata in Italia. Questo dato è pari a più del doppio della media dei Paesi UE (7,5%) ed è aumentato del 2,6% rispetto all’anno precedente e di oltre il 75% dal 2010. Un passo nella direzione giusta, ancora più necessaria in tempi di crisi climatica globale.

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Fonte: Sustainable Development Report 2020

L’indicatore ASviS

L’andamento dell’indice ASviS si è stabilizzato negli ultimi anni, dopo la crescita registrata fino al 2015. Questo andamento è dovuto alla presenza di tendenze di segno contrapposto: a fronte di un’estensione delle coltivazioni biologiche, va segnalato un peggioramento negli indicatori relativi alla sana alimentazione. In prospettiva futura (post pandemica) risulta urgente ripensare in modo complessivo e sistematico i modelli di produzione agricola e promuovere l’educazione dei consumatori alla scelta di un’alimentazione sana.

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Fonte: Report ASviS 2020

BUONE NOTIZIE. Le emissioni di ammoniaca di origine agricola (soprattutto allevamenti di bestiame) sono diminuite del 3,1% rispetto all’anno precedente e del 4,2% rispetto al 2010.

CATTIVE NOTIZIE. La popolazione che consuma quotidianamente almeno quattro porzioni di frutta e/o verdura (paradigma della “buona alimentazione”) nel 2019 era il 17,7% della popolazione (rispetto al 20% del 2010): è il valore peggiore dell’ultimo decennio.

La pandemia di Covid-19 ha avuto effetti negativi sulla produttività del settore agricolo (soprattutto per le piccole aziende) e ha contribuito al peggioramento della qualità generale dell’alimentazione.

Goal 3 – Salute e benessere

La situazione in Italia

Il Goal 3 è un obiettivo a largo spettro che comprende diversi ambiti di intervento: riduzione della mortalità materno-infantile, contrasto delle epidemie e delle malattie trasmissibili, promozione di buone condizioni igieniche, cura del benessere fisico e mentale, prevenzione medica. Ogni ambito rappresenta una tessera del “benessere” individuale e collettivo.

In questo quadro già di per sé complesso e articolato, la comparsa della pandemia di Covid-19 ha rappresentato una sfida estrema innanzitutto in campo medico-sanitario. La consistenza e la persistenza dei contagi e dei decessi a livello globale ha stimolato un’eccezionale collaborazione internazionale per la produzione dei vaccini e la messa in sicurezza di tutta la popolazione. Rimangono però ancora da definire meglio le conseguenze patologiche del virus nonché le armi per sconfiggerlo definitivamente.

Il Goal 3 in Italia ottiene in generale buoni risultati per i prinicpali macro-indicatori dell’Agenda 2030: tasso di mortalità materno-infantile, aspettativa di vita alla nascita, copertura delle vaccinazioni (il vaccino per il morbillo ha raggiunto il 93,4% dei nati nel 2014 e il 95,2% dei nati nel 2015). Nel nostro Paese, però, il sistema sanitario è impegnato ad affrontare fenomeni tipici del mondo occidentale: il costante invecchiamento della popolazione, la diffusione delle patologie croniche, il contrasto a fenomeni e comportamenti poco salutari come l’eccesso di peso e il consumo di alcol. Oltre a questo, l’Italia conosce un sistema sanitario (pubblico e privato) a corrente alternata, con punte di eccellenza, anche a livello internazionale, accanto a situazioni di inefficienza operativa, incompetenza professionale e degrado strutturale.

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Fonte: Sustainable Development Report 2020

L’indicatore ASviS

Nel decennio 2010-2019 l’andamento dell’indice ASviS è stato costantemente in crescita. È infatti aumentata la speranza di vita in buona salute alla nascita, sono diminuiti i feriti per incidenti stradali, si sono ridotti alcuni comportamenti a rischio (consumo di alcol e fumo).

Gli aspetti positivi non possono però nascondere le situazioni critiche, in primo luogo il grado di efficienza del sistema sanitario che, soprattutto in alcune aree geografiche, è particolarmente carente. Altri punti deboli sono stati evidenziati dall’impatto della pandemia di Covid-19: la diminuzione del numero di posti letto, un dato che ha visto una flessione importante (oltre il 14%) nell’arco del decennio considerato; le carenze della medicina territoriale in termini di prevenzione, assistenza a domicilio, monitoraggio epidemiologico; lo scarso impegno nella prevenzione nell’alimentazione, nei posti di lavoro, nelle scuole; infine, la mancata consapevolezza della connessione tra malattie infettive e degrado ambientale, necessaria per attuare politiche di prevenzione della diffusione di malattie infettive a potenziale pandemico.

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Fonte: Report ASviS 2020

BUONE NOTIZIE. In Italia la speranza di vita in buona salute alla nascita è di 58,6 anni, mentre 83 sono gli anni attesi
di vita totali. Il numero di anni da vivere in buona salute è aumentato di quasi 1 anno rispetto al 2010.

CATTIVE NOTIZIE. In Italia la popolazione adulta in sovrappeso rappresenta il 44,9% del totale. La concentrazione geografica maggiore è nelle regioni del Sud (49,3%), mentre la diffusione aumenta tra i maschi (53,9%) e gli anziani (60,9% degli individui tra i 65 e i 74 anni).

La pandemia di Covid-19 ha avuto un effetto devastante sulla salute e ha rischiato di far collassare il sistema sanitario. Importanti ripercussioni sono inoltre da segnalare per le persone che necessitano di cure mediche per patologie differenti dal Covid-19: nell’attuale emergenza vengono spesso rimandate diagnosi e terapie, con conseguenze ancora non del tutto calcolabili ma certamente di estrema gravità.

Goal 4 – Istruzione di qualità

La situazione in Italia

L’attuazione di uno sviluppo sostenibile passa anche attraverso l’istruzione di qualità, equa e inclusiva. Il mondo della scuola e della formazione, infatti, è un crovecia di aspetti rilevanti per il benessere globale dell’uomo e per l’affermazione dei suoi diritti personali. Oltre alla qualità dell’istruzione impartita, questo Goal prende in considerazione anche il possesso delle competenze utili a entrare nel mondo lavorativo, il grado di integrazione sociale e di parità di genere. Significativo è anche lo stato delle strutture scolastiche: gli ambienti in cui i giovani si formano, infatti, devono essere funzionali e aperti alle esigenze di tutti.

Il Goal 4 in Italia valuta sostanzialmente il percorso formativo attraverso i diversi gradi di istruzione, concentrandosi in particolare sulle competenze in lettura, matematica, scienze. Di questi tre ambiti, l’Italia raggiunge il livello minimo di competenza solamente in campo matematico, mentre lettura e scienze sono al di sotto della media europea. I percorsi formativi risultano performanti, in termini di iscrizioni, per il grado primario, mentre si segnalano carenze nell’ambito della formazione terziaria: solo il 27,6% dei giovani di 30-34 anni possiede una laurea o titolo terziario, uno dei dati più bassi dell’intera Europa (dove la media è del 41,3%). Anche la formazione degli adulti fa registrare livelli abbastanza bassi, soprattutto se confrontati con quelli del Nord Europa.

La digitalizzazione è un processo che ha interessato in anni recenti anche il mondo dell’istruzione e della formazione, con un’impennata in occasione della crisi pandemica. Le esperienze di didattica digitale a distanza hanno sicuramente sopperito all’interruzione dell’offerta formativa e hanno comportato un radicale ripensamento dei metodi di apprendimento e delle relazioni formative, con conseguenze ancora difficili da valutare nel loro complesso.

Da segnalare invece come punto di forza del sistema scolastico italiano la qualità dell’istruzione inclusiva, in particolare per gli studenti con bisogni educativi speciali (BES), che nel nostro Paese hanno buone possibilità di apprendere e di inserirsi nel mondo dell’istruzione.

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Fonte: Sustainable Development Report 2020

L’indicatore ASviS

I parametri dell’indice ASvisS per il Goal 4 hanno conosciuto nell’ultimo decennio un andamento di lenta crescita, più o meno costante. Gli ultimi anni, però, riportano valori al ribasso, legati a diversi fattori: in generale, una diminuzione della partecipazione culturale e un peggioramento delle competenze di base; in particolare, la crisi dovuta alla pandemia di Covid-19. L’ISTAT ha stimato che, durante i mesi del lockdown nel 2020, circa 3 milioni di studenti (tra i 6 e i 17 anni) hanno avuto difficoltà a seguire le lezioni a distanza, per assenza o inadeguatezza dei dispositivi informatici o per situazioni di grave disagio in famiglia. L’attuale situazione, sensibilmente più grave nelle regioni meridionali, è preoccupante in quanto aumenta la probabilità di carenze strutturali nel percorso di apprendimento e abbandono scolastico, soprattutto nelle fasce più vulnerabili della popolazione.

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Fonte: Report ASviS 2020

BUONE NOTIZIE. Secondo i dati del MIUR e dell’organizzazione indipendente European Agency, risulta che in Italia, nella scuola primaria e secondaria, il 99% dei bambini con bisogni educativi speciali (BES) sono ben inseriti nel sistema scolastico.

CATTIVE NOTIZIE. Per la competenza scientifica, la percentuale di low performer (livelli minimi di competenza) raggiunge il 25,9%, un dato significativamente peggiore della media europea (22%).

La pandemia di Covid-19 ha comportato la chiusura delle scuole o la limitazione delle lezioni in presenza; la didattica integrata a distanza ha sollevato dubbi riguardo all’efficacia dell’offerta formativa e alla sua accessibilità per tutti.

Goal 5 – Parità di genere

La situazione in Italia

La parità di genere non è solo un diritto umano fondamentale, ma rappresenta anche una delle considizioni necessarie alla costruzione di una società giusta e pacifica. Nonostante ci siano stati significativi progressi, la discriminazione di genere nell’accesso alle risorse e nella partecipazione alla vita sociale e isituzionale è ancora presente, e sfocia troppo spesso in forme di violenza.

Il Goal 5 in Italia registra qualche punto a favore, ma deve ancora affrontare sfide importanti. Secondo il rapporto dell’EIGE (Istituto europeo per l’uguaglianza di genere), in base all’Indice sull’uguaglianza di genere il nostro Paese è al 14° posto nell’Unione Europea (con un punteggio di 63 punti su 100). È un valore ancora basso (4,4 punti inferiore rispetto alla media europea) che però è aumentato di 13,8 punti tra il 2005 e il 2017, e interessa l’inserimento nel mondo del lavoro e la partecipazione ai processi decisionali.

I dati sulla violenza contro le donne sono significativi: gli omicidi nel 2020 sono in leggero calo (131 casi), ma va considerata la particolare situazione generata dalla pandemia di Covid-19 con le relative restrizioni di mobilità sociale. Nel 2018, in Italia erano stati commessi 133 omicidi di donne (10 in più rispetto al 2017), ma nel 2019 ne sono stati registrati ben 161. Il numero dei femminicidi, però, al di là del puro dato, rimanda a una realtà pù complessa e talvota drammatica, fatta di disagio sociale e di soprusi fisici e psicologici, spesso non denunciato e non registrato dalle statistiche.

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Fonte: Sustainable Development Report 2020

L’indicatore ASviS

L’indicatore ASviS per il Goal 5 fotografa una situazione finora in leggero ma costante miglioramento. Oltre alla crescita di una consapevolezza collettiva dell’empowerment femminile, è aumentata in particolare la percentuale di donne presenti nei consigli di amministrazione delle società quotate in borsa e negli organi decisionali.

Il tasso di occupazione femminile, nel decennio 2010-2019, è cresciuto del 4,3% toccando quota 53,8%, ma è ancora inferiore rispetto alla media europea (68,2%). La crisi del 2020 ha portato a una forte diminuzione di questo valore (meno 2,2 punti nel secondo trimestre 2020 rispetto allo stesso periodo del 2019) e in genere si stima che l’attuale situazione di contrazione economica e insicurezza porterà a un peggioramento delle disuguaglianze di genere.

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Fonte: Report ASviS 2020

BUONE NOTIZIE. In Italia, nel periodo 2008-2019 la percentuale di donne presenti in Parlamento è aumentata di oltre 10 punti percentuali.

CATTIVE NOTIZIE. Lo svantaggio delle donne occupate con figli rispetto a quelle senza figli è di circa 19,1 punti
percentuali.

La pandemia di Covid-19 ha penalizzato le donne, sia sotto l’aspetto dell’occupazione lavorativa e dei guadagni economici, sia riguardo gli episodi di violenza.

Fare Geo

  • Lavora sui dati. Il Goal 2 ci richiama fortemente al problema della fame nel mondo. Per evitare di cadere in facili affermazioni retoriche, analizziamo uno degli aspetti della “fame” partendo dai dati. Questo globo tematico riporta per ogni Paese i valori relativi alla denutrizione in percentuale sul totale della popolazione. Utilizzando gli strumenti a sinistra, puoi navigare nelle aree geografiche di tutto il mondo (spostandoti virtualmente, ingrandendo, rimpicciolendo…). Selezionando poi l’area di un singolo Paese, puoi leggere il dato statistico. I colori indicano la diversa entità del fenomeno: da poco presente (colore chiaro) a molto presente (colore scuro). In classe, scegliete 10 aree geografiche che siano distribuite in tutti e cinque i continenti, e tra il Nord e il Sud del mondo. Registrate quindi i dati e confrontateli fra loro: potete anche approfondirli in rete prima di scrivere una sintetica relazione riportando le vostre conclusioni sulla diffusione globale della denutrizione.
  • Ricerca sul territorio. La povertà (oggetto del Goal 1) è un fenomeno che ci sembra solitamente appartenere a Paesi e contesti molto lontani dal nostro. In realtà le situazioni di indigenza esistono anche all’interno dei confini delle nostre città, soprattutto nei quartieri più disagiati e degradati. Suddividendo i compiti tra alcuni sottogruppi di studenti, fate una ricerca a livello locale, tramite sopralluoghi, interviste (volontari, negozianti, assistenti sociali…), ricerche presso l’amministrazione comunale e on line. L’obiettivo è determinare (in maniera anche indicativa) quante e quali situazioni di povertà si registrano nel vostro territorio. Una volta raccolti i dati, condivideteli e prendete consapevolezza delle realtà locali di indigenza. Provate poi a fare una riflessione comune rispondendo a queste domande: i casi di povertà sono di più o di meno di quello che vi aspettavate? Per quanto avete potuto conoscere, si tratta solo di povertà “economica”? A vostro giudizio, oltre al reddito, quali altri fattori posso rappresentare un “fattore di impoverimento”? Potete considerare la vostra comunità “giusta” oppure ci sono problemi sostanziali da risolvere? Esistono soluzioni per queste situazioni di estrema difficoltà? Quali suggerireste all’amministrazione della vostra città?

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